Bio Sarah-Jane Morris
Bio Antonio Forcione



Volendo azzardare un paragone con il mondo lirico e più ancora con il repertorio classico, quella di sabato sera all’auditorium di Morbegno, è parsa davvero un’Ouverture in grande stile, nel vero senso etimologico del termine, vale a dire, l’introduzione che dà carattere e tono all’intera opera. Con questo concerto affidato alle sapienti mani del chitarrista Antonio Forcione ed all’inconfondibile voce di Sarah Jane Morris, gli organizzatori del Quadrato Magico Live hanno voluto illustrare all’affezionato pubblico, il tenore della rassegna, che si snoderà attraverso otto concerti sino al mese di maggio. Già dall’intro “Heart beat”, l’artista molisano ha sciorinato tutta la perizia tecnica di cui è capace, per poi presentare alla platea una Sarah Jane Morris loquace, quasi recitativa nei primi brani proposti : “Comfort zone” e la cover di Rickie Lee Jones “Skeletons”. Nel prosieguo della serata S.J. ha mostrato di non temere l’impatto con temi ‘forti’ come le morti causate dai conflitti “Long time”, esternando anche un auspicio perché il nuovo pontificato di Papa Francesco sappia promuovere l’uso della contraccezione contro le malattie a trasmissione sessuale, un attestato d’affetto anche per l’ex marito David Coutier, già membro dei Pogues. Insomma la capacità ed il coraggio di esporsi, di parlare alla parte emotiva della gente sono un aspetto qualificante per la rossa cantante britannica. Altro momento topico della serata, la passione che accomuna i due artisti, cioè l’amore per la black music ed in particolare per il periodo d’oro della Motown; quindi omaggio a Marvin Gaye con “I heard through the greapvine”, seguito da “Superstition” di Stevie Wonder ed un cavallo di battaglia di Sarah, quel “My baby just cares for me” portato al successo da un’artista che l’ha molto ispirata: Nina Simone. Altro tema affrontato l’amore per il continente nero, la “madre” Africa, genitrice dell’umanità intera. Forcione ha dapprima suonato “Madiba is jive” composta per l’uomo che simboleggia il riscatto del popolo nero, la sconfitta dei sostenitori dell’apartheid, Nelson Mandela. Successivamente una trascinante “Kibera”, l’immensa baraccopoli nei pressi di Nairobi in Kenia. Una peculiarità della cinquantaquattrenne di Southampton, è quella di saper reinventare, riappropriandosi totalmente delle canzoni altrui. Sia “Fast car” di Tracy Chapman che “Chelsea Hotel” di Leonard Cohen, nella sua personale versione diventano brani nuovi, con una vita propria. Tutto questo grazie al registro basso della sua voce riconoscibilissima ed alla maestria nel modulare potenza ed espressività. Per il bis omaggio a Dylan con “Blowin’ in the wind”, non a caso nel cinquantesimo anniversario del secondo album del cantautore e poeta statunitense “The freewheelin’ Bob Dylan”, un artista che come Sarah parla a “ruota libera” di tematiche d’alto spessore. Notevole l’attestato di stima e gradimento agli artisti da parte del numeroso pubblico, un’iniezione di fiducia per il prosieguo della stagione.
(Aldo G. - Ufficio Stampa Q.M.live)


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